Sunday, December 26, 2010

Power ranking 13 dicembre

  1. Boston Celtics: il settimo attacco della lega, ma soprattutto la miglior difesa fanno sì che i vice campioni siano la squadra più in forma. The Diesel ha trovato la sua dimensione all'interno delle rotazioni della squadra, che nonostante i problemi degli infortuni (Perkins, Rondo, O'Neal J., West) trovano il giusto equilibrio per il raggiungimento della vittoria. Ricordiamo che Robinson ha trascinato in un paio di occasioni la squadra, sostituendo egregiamente il vero playmaker della squadra (Rondo).
  2. San Antonio Spurs: con il miglior attacco e “solo” l'ottava difesa, San Antonio, in contro tendenza alle stagioni passate, ha cominciato subito con il giusto approccio alla partita. Tim Duncan sta passando la sua peggior stagione della carriera. I veterani texani (Duncan, Ginobili e Parker) sembrano aver ritrovato l'energia dei bei tempi.
  3. Dallas Mavericks: il perno della squadra è indiscutibilmente Dirk Nowitki. Nella stagione dove vinse il titolo di MVP tirò con il 50%, mentre ora sta tirando con il 56% dal campo. Fintanto che Chandler riuscirà a non infortunarsi e a mantenere questo stato di forma le previsioni di Dallas sono rassicuranti.
  4. Los Angeles Lakers: alternando partite con la giusta mentalità e altre con leggerezza, si ritrovano con un record di 17-7. Nelle vittorie spiccano sempre gli stessi nomi, Bryant, Gasol e Odom. Il grande assente, per la riabilitazione al ginocchio, è Andrew Bynum. Ora la panchina, che già gli scorsi anni faceva la differenza, sembra ancora più solida con gli innesti estivi di Steve Blake (che sostituisce Jordan Farmar e porta esperienza e regia affidabile) e Matt Barnes (che porta un ulteriore specialista difensivo più rapido di Artest, e un affidabile tiratore di carattere).
  5. Miami Heat: nonostante l'inizio di stagione, a mio parere prevedibile, con addirittura già 8 sconfitte su 17 partite, ora la squadra inizia a trovare il giusto equilibrio con le sue tre stelle (Wade, James e Bosh). Una caratteristica fondamentale, che sarà decisiva al fine di poter competere con le big, è la mancanza della panchina intesa come giocatori di spicco e come allenatore.
  6. Oklahoma City Thunder: in questo inizio di stagione i giovani Thunder hanno scoperto come giocare senza la principale stella (Durant), trovando in Westbrook il trascinatore. Ulteriori progressi sono stati fatti da Ibaka e da Jeff Green. Pur non avendo una panchina sufficientemente lunga o di qualità, riescono a trovare un gioco costante e spesso molto efficacie.
  7. Utah Jazz: con l'asse Williams-Boozer che si è sciolta, molti erano gli scettici riguardo all'arrivo di Al Jefferson. Si è rivelato, dopo il periodo di assestamento, un buon acquisto. Il ritorno di Millsap, Miles e Kirilenko sono stati fondamentali per ottenere questi risultati, che potranno ancora migliorare con il ritorno di Okur.
  8. Orlando Magic: sono attardati anche per i vari infortuni di giocatori chiave come Nelson e Howard. Comunque i Magic non sembrano in grado di ripetere il gioco che avevano con Hedo Turkoglou nel 2008, anche perché Lewis non tira più con percentuali decenti, Carter gioca solo a tratti e Howard non è più così decisivo (con azioni in post alternate allo scarico) proprio perché i tiratori non segnano più così spesso.
  9. New York Knicks: dopo un inizio tutt'altro che convincente, i Knicks sembrano essere entrati nell'ordine delle idee di cosa bisogna fare per giocare bene. Amare gioca ad altissimi livelli, Felton in un buon periodo mette ordine, Chandler sembra un altro giocatore (in positivo), Gallinari si adegua di partita in partita, passando o segnando all'occorrenza. D'Antoni sembra aver finalmente trovato una buona chimica di squadra.
  10. Atlanta Hawks: nell'estate sono riusciti a trattenere Joe Johnson, ma non sono riusciti ad aggiungere un pezzo che potesse farli ufficialmente entrare nel circolo delle big. Sono una buonissima squadra, ma sono già due o tre anni che girano attorno alle stesse basi, e escono dai playoff presto. È chiaro che così non arriveranno mai a vincere, ma si limiteranno a fare spettacolo, che gli riesce molto bene.
  11. Chicago Bulls: l'inizio di stagione è stato condizionato dall'assenza del nuovo acquisto Carlos Boozer. Il leader della squadra è chiaramente Derrick Rose, con Noah che è veramente efficacie sotto le plance. Con l'arrivo d Boozer i tori avranno una spinta uteriore sotto canestro, e un'arma migliore dell'asse Rose-Noah sui pick'nroll. Una squadra da playoff, ma con poca panchina.
  12. Denver Nuggets: con il ritorno di Karl in panchina, la squadra alterna del buon basket a dei cali di concentrazione. Con la parabola discendente di Billups, quella di Lawson continua a salire esponenzialmente. Melo sembra a tratti distratto e scontento della situazione (unico big a non aver cambiato squadra o con aggiunte significative). Denver rimane una squadra solida, ma avrà bisogno di muoversi sul mercato per poter pensare di competere nei playoff.
  13. New Orleans Hornets: dopo lo strabiliante inizio di stagione con undici vittorie su dodici partite, la squadra ha perso un po' la via, perdendo otto delle successive undici. Con il ritorno di Paul c'è sicuramente un'organizzazione migliore. Okafor sembra aver capito che quando CP3 penetra in area, è conveniente seguire il movimento per un probabile passaggio. David West ora potrà dividere la responsabilità di realizzatore con Paul. In estate sono arrivati Ariza (difensore e atleta), Belinelli (a detta di Paul, “quello che cercava da tempo”), mentre a stagione in corso si è effettuata una trade che porta Bayless (giovane talento su cui gli Hornets non volevano puntare) e Peja (che sta invecchiando a dir poco) in cambio di Jack (in modo da avere un cambio per Paul) da Toronto.
  14. Indiana Pacers: un inizio di stagione ambiguo. Se da una parte Indiana ha vinto contro gli Heat, contro i Lakers e altre partite realizzando almeno la metà dei tiri tentati dal campo, dall'altra si nota che se la squadra non è in serata, si hanno delle serie difficoltà a giocare. Roy Hibbert sembra aver trovato una sua dimensione sotto canestro, Ford ha capito che non deve esagerare, e i vari Foster, Collison, Rush, McRoberts, Posey danno qualità al gioco. Il punto saldo della squadra rimane Danny Granger.
  15. Portland Trai Blazers: sono anni ormai che Portland è l'eterna promessa, composta da giovani giocatori di talento. Il problema è che ormai non sono più così tanto giovani, e che sono in molti ad avere troppo spesso problemi di infortuni. Cominciando da Brandon Roy (che si porterà dietro per sempre i suoi problemi ai menischi), si passa per Przybilla e Oden (i due lunghi spesso ai box, con Oden che è stato prima scelta), Camby (ha sempre avuto problemi fisici e non gioca mai a pieno regime) e si arriva a Fernandez (che è pure scontento e se ne vuole andare) e Miller (per fortuna il più delle volte sta bene). L'unico che sembra essere costante è Aldridge, che però non è certamente una stella. Con questi problemi di infortuni è sempre un azzardo spendere parole su di loro nel lungo periodo.
  16. Phoenix Suns: con un ringiovanito Steve Nash e un Goran Dragic che per certi momenti sembra poterlo sostituire egregiamente, i Suns e Gentry hanno trovato uno stile più difensivo rispetto al periodo di D'Antoni. Ci sono ancora molti tiratori (imbeccati da un ottimo playmaker), ma mancano dei lunghi veri. Ci sono i rimbalzisti, ma Lopez non basta per poter tenere testa ad un centro vero.
  17. Memphis Grizzlies: in estate nessuna aggiunta di rilievo, ma anche nessuna perdita. I Grizzlies si presentano al via con un roster conosciuto. Marc Gasol continua a crescere, Randolph sperano che continui sulla strada della scorsa stagione, Conley e Mayo si prendono sempre più responsabilità e Gay rimane sempre un giocatore con potenzialità che non riesce però a dimostrare con continuità.
  18. Houston Rockets: l'inizio non è stato esaltante, anche perché Brooks ha saltato molte delle prime partite, Ming non gioca più di metà partita e gli unici a tenere a galla la squadra nei momenti importanti sono Martin (nuovo arrivo da Sacramento) e Scola (una vecchia conoscenza di immensi fondamentali). Tutto questo non basta, se poi i Rockets si ostinano a voler correre per tutta la partita invece che rallentare, non fanno altro che tagliarsi le gambe da soli.
  19. Philadelphia 76ers: con la promessa di Evan Turner (veramente deludente per ora) i 76ers sembravano avere un roster decente. Con la guida di Andre Iguodala, il miglioramento dei giovani Holiday e Meeks in cabina di regia, quello di Hawes vicino a canestro, Brand che sembra essere tornato qualche anno indietro, il carattere di Songaila, Nocioni, Kapono e Williams e l'esplosività di Young, sembra, sulla carta, una squadra temibile. Così non è stato, almeno per l'inizio della stagione.
  20. Milwakee Bucks: con il ritorno di Bogut, i Bucks possono dire la loro nella Eastern Conference. La scorsa stagione, l'arrivo di Salmons, fece volare Milwakee ai playoff (poi l'infortunio di Bogut fu decisivo). Con Redd sempre nell'infermeria, Jennings e Boykins dovranno prendersi più responsabilità, così come Ilyasova e Maggette. Mentre Mbah a Moute, Dooling, Roberts e Gooden dovranno dare intensità dalla panchina. Intanto la differenza la fa la settima miglior difesa, a discapito del peggior attacco.
  21. Toronto Raptors: con la partenza di Bosh in estate, i Raptors si sono decisi a puntare su Bargnani. Si sono assicurati che ci fosse un rimbalzista che lo aiutasse (sappiamo che non è la sua specialità), per questo hanno scelto Ed Davis dal draft e hanno ingaggiato Reggie Evans (che non segna mai, ma prende sempre il rimbalzo). Linas Kleiza (ottime mani e testa) è tornato in NBA, Barbosa (velocità impressionante) ha lasciato i Suns, ed è tornato disponibile Calderon. Weems, Johnson, DeRozan e Dorsey possono dare energia dalla panchina. Rimane comunque una squadra con vari buchi di ruolo, come quello del playmaker (c'è solo Calderon).
  22. Charlotte Bobcats: con la partenza di Felton c'è ben poco di buono in questa squadra. Augustin è un tiratore, che dovrà improvvisarsi playmaker, Mohammed cercherà di non farsi sostituire da Kwame Brown (flop mostruoso del draft di anni fa) o da Diop. Diaw ha dei limiti e inizia a invecchiare. Gli unici che si salvano sono Stephen Jackson e Gerald Wallace. Certo è che due giocatori non bastano per fare una squadra che possa puntare ai playoff.
  23. Detroit Pistons: se Detroit si ostina a voler ricostruire solo mezza squadra con i giovani, non andrà lontano. Da una parte Bynum, Stuckey, Summers, Jerebko, Maxiell e Monroe sembrano promettenti, i “vecchi” Wallace, McGrady, Wilcox, Prince e Hamilton, rallentano ed ostacolano la ricostruzione della squadra. L'acquisto di un giocatore finito come McGrady è l'ulteriore dimostrazione di una errata gestione dirigenziale. I giocatori su cui ricostruire una franchigia vincente come quella da titolo li hanno, il problema è che si ostinano a voler tenere le vecchie guardie in parabola discendente.
  24. Golden State Warriors: gli ottimi giocatori li hanno, se però si fanno male, non hanno dei sostituti all'altezza. A Monta Ellis e Stephen Curry si è aggiunto sotto canestro David Lee, che darà quella solidità e un compagno per Biedrins. Gadzuric, Bell e Amundson possono dare il proprio contributo, ma rimane troppo poco per comporre una squadra vincente.
  25. New Jersey Nets: la peggior squadra della scorsa stagione NBA ha aggiunto qualche tassello, ma soprattutto ha ritrovato i giocatori chiave che erano fuori roster. L'arrivo di Humphries, Farmar, Murphy, Outlaw e Favors dal draft possono dare maggiore solidità alla squadra. Devin Harris e Brook Lopez rimangono i cardini imprescindibili per poter giocare a basket. Per il resto questa squadra ha panchinari che dovranno giocare minuti importanti.
  26. Minnesota Timberwolves: con Flynn che parte dai box e Jefferson che è partito per Utah, non può che essere Kevin Love (impressionante ai mondiali, e nella partita da 30 punti e 30 rimbalzi!) a caricarsi la squadra sulle spalle. L'arrivo di Beasley e Pekovic rinforzano il reparto lunghi. Brewer, Ellington, Webster, Tolliver e Telfair daranno il loro contributo. Ridnour ormai lo conosciamo. Ma la vera sorpresa di questo inizio stagione è il flop più grande di tutti i tempi del draft. Proprio lui (Darko Milicic per chi non l'avesse capito), dopo sette anni si decide a giocare decentemente (piazzando anche qualche ventello, o sette stoppate in una partita). A parte Love, e Flynn (infortunato) questa squadra non ha altro da dare per poter combattere.
  27. Los Angeles Clippers: tralasciando Aminu e Bledsoe, a cui servirà tempo per affermarsi come giocatori NBA, abbiamo Kaman (infortunato), Davis, Gordon e soprattutto Griffin. Quest'ultimo sta facendo impazzire tutti gli appassionati con le sue giocate strabilianti, da giocatore maturo, nonostante sia calcolato matricola. Con Davis fuori forma e Kaman fuori roster, per ora non resta che lui a trascinare gli altri. Al rientro di Kaman e con Davis che migliori il suo gioco, con Gordon che subirebbe meno pressione e magari Aminu, Bledsoe o DeAndre Jordan che migliornio un po', questa squadra può fare bene.
  28. Sacramento Kings: con il Rookie of the year 2010 (Tyreke Evans) infortunato i Kings hanno ben poco da offrire alla causa per la vittoria. Casspi, Cousins, Dalembert, Garcia, Landry, Thompson e Udrih sono troppo poco per poter vincere con continuità.
  29. Washington Wizards: con lo smembramento della scorsa stagione (causa la storia di Arenas e Crittenton) i Wizards hanno rivoluzionato il roster. Arenas molto probabilmente giocherà ancora per poco in questa squadra, come dimostra il fatto di aver scelto John Wall al draft. Se però la prima scelta non gioca, non rimane altro da fare che mettersi in ginocchio e pregare che guarisca presto. Blatche, Hinrich, McGee, Young e Thorton da soli non possono pensare di ottenere qualche risultato utile alla vittoria.
  30. Cleveland Cavaliers: dopo il “tradimento” del re (LeBron James), i Cavs sono rimasti senza squadra. Nelle stagioni scorse era James ad ottenere il primo posto nella regular season (e quindi l'MVP) e a lottare nei playoff (sempre persi..). Ora che non c'è più, non rimane null'altro, se non giocatori che erano stati presi per giocare con lui, che non possono giocare con lui. Varejao, Powe, Mo Williams, Parker, Jamison, Hickson, e Graham proveranno a non ottenere il peggior record della lega per quest'anno.