Saturday, November 26, 2011

Diaspora

Diaspora logo
Il 15 settembre 2010, quattro studenti universitari (Maxwell Salzberg, Daniel Grippi, Raphael Sofaer e Ilya Zhitomirskiy, recentemente scomparso) davano il via, rilasciando il codice, a Diaspora, il primo social network open source. È imminente la beta del servizio, che promette tante novità.
Perchè un altro social network?
Diaspora è nata per proporre un'alternativa ai grandi social network già esistenti. In seguito alla nascita degli altri social network penso che ci sia stato il bisogno di una gestione più rispettosa dei dati degli utenti e quindi della loro privacy (cosa che Facebook si sta affrettando a fare in questo ultimo periodo con scarsi risultati). L'utente ha sentito il bisogno di non sentirsi semplicemente un dato statistico da vendere al migliore offerente, quindi dare vita ad un social network libero che non sottostasse alle leggi di una società centralizzata è stata la logica conseguenza.
Come funziona Diaspora?
Tutti i dati degli utenti non risiedono in server centrali come avviene per gli altri social network, ma i loro dati vengono distribuiti geograficamente nel mondo. La registrazione avviene su un solo server, e su quello soltanto l'utente si può loggare e su quello soltanto risiederanno i propri dati o quanto pubblicherà. Se un utente vuole crearne uno proprio, può farlo rimanendo in contatto con i propri amici registrati su quel server o con quelli di tutto il mondo.
Si evita la ridondanza per privilegiare la privacy: tu sei su un server e i tuoi dati sono solo su quello. Un utente sceglie dove registrarsi in base a diversi elementi quali, ad esempio, la fiducia che ha nel gestore del server o in base alla vicinanza geografica. L'utente ha anche la possibilità di effettuare dei backup, nel caso dovesse succedere qualcosa evita la perdita di ciò che ha pubblicato. È un ibrido tra funzionalità scelte di Twitter e Facebook, quindi assodate nei social network, ma è dotato anche di caratteristiche nuove e originali.
Essendo un'alfa, Diaspora è ancora su invito ma ci si può registrare anche senza su alcuni server. Come mai questa scelta?
In effetti, essendo open source sarebbe bastato cambiare una riga di codice e renderlo disponibile a tutti, ma per quel che riguarda JoinDiaspora che è il server dei fondatori si aspetta che i tempi siano più maturi prima di aprirlo a tutti. È una scelta dovuta a motivi tecnici. Quando è stato lanciato il servizio, il codice non era particolarmente testato e inoltre il server (JoinDiaspora) avrebbe potuto avere dei problemi se ci fossero stati tanti utenti sopra. Così è stato deciso di limitare le iscrizioni per migliorare e ottimizzare il funzionamento della piattaforma. Con la nascita di altri server si è potuto differenziare il servizio.
L'interfaccia somiglia molto a quella di Facebook, ma "dentro" cosa c'è di diverso?
Non bisogna guardare alla veste grafica, all'interfaccia utente, quello che lo rende diverso in maniera significativa è la decentralizzazione della rete. La libertà di poter scegliere il server sul quale iscriversi per esempio. L'elemento fondamentale è il codice aperto e quindi, volendo, possiamo avere la possibilità di sapere davvero cosa fa mentre lo usiamo! Poi la rete distribuita prospetta il ritorno a Internet libera e senza frontiere. E infine, ma non meno importante, dietro a Diaspora non c'è una corporation che controlla i propri iscritti. Al massimo potrebbe succedere per un server, è vero, ma ciò non significa controllare l'intera rete.
Dal punto di vista dell'utente cosa lo differenzia dagli altri social network?
Importante è il fatto che l'utente sia una parte attiva. Può influire sullo sviluppo, correggere i bug se ne ha le competenze, senza aspettare che ci siano nuove feature, o che qualcuno lo faccia per lui o semplicemente discutendo, partecipando o proponendo. L'utente appunto non è solo un utilizzatore finale ma partecipa attivamente.C'è ad esempio il forum, il wiki, la traduzione, la possibilità quindi di essere propositivi e anche e non ultimo di poter creare un nuovo server. Su Diaspora ci sono impostazioni intenzionalmente semplicissime che ti permettono di sapere quello che fai e di poterlo fare facilmente. È vero, si può dare a un utente la possibilità di personalizzare ogni dettaglio, ma più impostazioni ci sono più è difficile capire le conseguenze delle scelte che si fanno. L'utente resta in possesso dei dati, il che non è una cosa così ovvia ormai. Io posso caricare una foto su Diaspora e sapere che rimarrà mia, nel senso che nessuna società potrà farne uso senza il mio consenso. La cancellazione dei dati è definitiva. Devo dire che la comunità è ancora piccola ma frizzante. E poi, come è fisiologico che sia, ci sono ancora una pioggia di bug.
Cosa è richiesto a chi voglia contribuire?
La conoscenza di Ruby on Rails, un framework per applicazioni web molto semplice, e javascript. Ci vogliono anche persone che installino nuovi server per aiutare ad ampliare la rete e a studiarne il comportamento. Non serve comunque essere sviluppatori, anche chi non sa programmare riesca a fare la sua parte in tanti modi perchè bisogna anche pensare a cosa serve, come proporre agli utenti, come promuovere e quindi non servono solo competenze informatiche. Il progetto deve essere supportato anche in questi modi.
Perchè gli utenti dovrebbero preferire Diaspora agli altri social network?
Se hanno a cuore la privacy trovano terreno fertile e questo rappresenta un motivo non indifferente per sceglierlo; e poi il fatto di poter essere parte attiva e non dei semplici utilizzatori.
Per sentirsi in una comunità, cosa che succede di rado in altri social network: anche se non ci si conosce di persona ci si interessa ai nuovi utenti e li si aiuta, si condividono esperienze, ci si consiglia. Soprattutto poi, per le impostazioni semplici e la qualità dei server.
La beta sarà rilasciata a breve: e i bug? E le novità?
Per quanto riguarda i bug direi che la sincronizzazione tra server non è perfetta, è difficile vedere i tag che sono sui diversi server, trovare le persone a volte è difficoltoso e in passato non si vedevano i post tra server diversi o arrivavano in ritardo. È un problema conosciuto nei sistemi decentralizzati, dove c'è uno scambio di messaggi tra server. Se un server è down per una qualche ragione, trascorso un certo periodo il messaggio viene perso. Però sono in arrivo alcune nuove funzionalità, una è quella di poter bloccare le persone. Inoltre già qualche mese fa è stata implementata una estensione per Google Chrome, chiamata Diaspora Publisher, che permette di condividere articoli o siti web sul proprio profilo di Diaspora. Infine è stata sviluppata la chat testuale e la videochat che presto saranno disponibili. Questi progetti sono stati presentati al Google Summer Of Code 2011 e il giorno dopo erano già stati copiati dagli altri social network. Questo ci mostra la differenza che passa tra l'avere uno stuolo di sviluppatori a disposizione e uno solo che lavora a un progetto. I bug sono aumentati perchè, con l'avvicinarsi della beta, sono state inserite velocemente delle nuove funzionalità che devono essere ancora stabilizzate e che hanno anche creato, in alcuni casi, delle regressioni. La novità maggiore sono gli "aspetti" che sono stati proposti anche su Google+ e Facebook, ma che sono nati su Diaspora e restano un aspetto fondamentale di questo social network. Si tratta dell'equivalente delle cerchie di amici o dei gruppi. Non sono pubblici e servono a scegliere con chi condividere i post, in base agli aspetti della nostra vita.
Quali sono i punti di forza dei social network più famosi, e in cosa devono essere migliorati o potenziati rispetto a Diaspora?
Il punto di forza degli altri social network è la quantità di utenti. Un utente di solito si iscrive dove trova gli amici mentre su Diaspora difficilmente, per ora almeno, si trovano persone che si conoscono nella vita reale. La potenza di Facebook è l'enorme numero di utenti è poi la semplicità di creare un circuito di discussione e condivisione. Il punto debole di questa rete è il modello di business che consiste nella profilazione e nella raccolta dei dati e non si può migliorare, perchè Facebook vive solo di questo: è la sua ossatura. Inoltre non va trascurato il numero degli sviluppatori ed esperti marketing che ci lavorano. È difficile, con questi presupposti trovare punti che possono essere migliorati salvo quelli che riguardano la sfera privata. Infatti il network è stato ottimizzato a misura dell'utente, tranne che in quei settori che sono funzionali proprio alla famigerata raccolta di dati.
In che modo Diaspora dovrebbe fare la differenza?
Diaspora non è nata per distruggere o soppiantare gli altri social network, ma per dare la una possibilità di scelta che mancava. La differenza la sta già facendo e lo dimostra il fatto che Google+ e Facebook l'abbiano copiata. Se consideriamo che è solo un'alfa la cosa non è indifferente. Quante alfa ci sono che hanno influenzato colossi quale è Facebook? Per la qualità del servizio che offre. Inoltre, essendo un progetto open source, si può contribuire e guardare all'interno e vedere cosa accade al contrario di quanto avviene negli altri social network a cui bisogna affidarsi e fidarsi.
La tecnologia ci aiuta a tenere il ricordo di eventi che altrimenti dimenticheremmo. È una forma di memoria artificiale che aiuta la nostra. Quelli di Facebook hanno interesse a mantenere tutti i dati che riguardano gli utenti per poterli reperire e riutilizzare, hanno infatti il controllo totale su quanto pubblicato che non si possiede più dal momento in cui si condivide.
Diaspora cancella effettivamente i dati che vogliamo cancellare e questo lo sappiamo perchè il codice è aperto e vediamo le operazioni che vengono svolte. In verità è Internet che ci pone davanti a questa novità perchè le informazioni che mettiano online anche involontariamente rischiano di rimanerci per sempre. Si possono fare cose di cui ci si può pentire in futuro o pubblicare dati che vengono visti da chi non vogliamo. Non è giusto dover essere sempre pronti a rispondere della nostra vita privata a meno che non sia una cosa legalmente rilevante. I social network non danno garanzia che il passato sfumi e potenzialmente potrebbe anche essere usato contro di noi. Può succedere anche su Diaspora, ma il fatto che le informazioni siano suddivise su aspetti le rende più sicure per la vita di tutti i giorni. È interesse di tutti che ci siano piattaforme di social networking che non solo diano la possibilità di cancellare i dati, ma che anche abbiano a cuore in tutto e per tutto le necessità dell'utente.
La nostra epoca è quella in cui le persone tendono ad aver voglia di mettersi in mostra, ma è riduttivo ritenere che i social network abbiano successo a causa del fatto che le persone abbiano bisogno di mettersi a nudo. Un social network è uno strumento molto variegato per comunicare e informarsi, un mezzo usato anche molto per moda e quindi non si può ridurre il successo dei social network alla questine del narcisismo, è una forzatura. È vero anche che i social network sono una forma di comunicazione complessa rispetto a quanto per esempio può essere una chat, per cui con il primo finisci per trasmettere tante informazioni personali a più persone di quante in realtà vorresti. È proprio questo eccesso di condivisone che fa guadagnare e quindi l'utente è incentivato a condividere. A conti fatti potrebbe non essere una scelta. Gli strumenti ci sono, dipende dall'uso che se ne fa, non serve mettersi a nudo e Diaspora non lo richiede né lo impone. Non c'è nessuna restrizione e non vengono chiesti dati personali, si può essere chi si vuole, anche una persona diversa da quella che si è realmente. Negli altri social network invece non possono essere inseriti dati diversi da quelli reali perchè non si possono vendere dati inventati quindi tutto deve essere associato alla vera identità di una persona. Ci sono due aspetti fondamentali per cui i social network hanno successo: uno è che molti utenti sono appagati dal riscontro che hanno in Rete, e l'altro motivo è che le persone hanno bisogno di svago e di divertimento e di stare a contatto con gli altri. Un altro aspetto è che stare su queste reti è molto rassicurante. Nell'ambito dei nostri contatti è facile che si crei una cerchia di persone più ristretta, di quelli che la pensano esattamente come noi, con gli stessi punti di vista o esperienze simili. Così una rete che, potenzialmente, ti potrebbe aprire al mondo, rischia di avere l'effetto opposto, perché puoi sempre evitare il confronto con chi la pensa diversamente. Nella vita reale è raro trovarsi in un contesto così plasmabile a piacere.

Lockout NBA finito!

L'NBA riparte.

Sembra che ci sia un’intesa tra giocatori e proprietari. La probabile soluzione sarebbe: stagione ridotta, da 66 partite (invece che 82), con primo incontro il 25 dicembre. Dopo 149 giorni di digiuno, tutti dicono: “Era ora!”.
Dopo 15 ore di meeting, la mattina alle tre di New York, si è trovato un accordo. Naturalmente prima di ufficializzare è necessaria la votazione dei proprietari e dei sindacati (dove basta la maggioranza semplice), che però appare come una formalità.
L’accordo è sommario, ci sono ancora delle questioni da limare. Si partirà il giorno di Natale, ogni squadra disputerà 66 partite invece delle 82 canoniche. Ora tutto il movimento si rianima. Il sindacato ritirerà l’azione legale nei confronti della NBA, a cui seguirà la votazione generale dell’accordo di massima. Sorprese a parte, c’è bisogno del “sì” da parte del 50% +1 dei giocatori e dei proprietari (dei quali servono solo 15 su 29 perché i New Horleans Hornets sono controllati direttamente dall'NBA). Il commissioner Stern crede che i proprietari approveranno nella giornata di sabato, per i giocatori è un po’ più complicato. Salvo inaspettati ritardi, il 9 dicembre inizieranno i training camp.
L’accordo per la divisione della “torta” sembra essere del 50-50 (anche se sembra che alla fine i giocatori abbiamo ottenuto una frazione in più dei proprietari).
Ci saranno delle ovvie corrrezioni al calendario. Quest’ultimo però si aprirà con la visita dei Boston Celtics ai New York Knicks, incontro al quale seguirà il rematch della finale tra Miami e Dallas. Infine, a chiudere la giornata, la sfida tra i Los Angeles Lakers e i Chicago Bulls dell'MVP Derrick Rose.

Friday, November 25, 2011

Samsung Galaxy W

Partendo dalle dimensioni contenute, favorendo l’utilizzo giornalieri con una sola mano, passando alla cover in plastica e arrivando alla porta microUSB coperta, il risultato è un’ottima struttura di base, solida. CPU da 1.4GHz, 512MB di RAM e 2GB di memoria interna sono le caratteristiche hardware principali. La fotocamera è da 5 megapixel e presenta una webcam frontale. Invece non sono previste connessioni differenti da microUSB e bluetooth. La risoluzione dello schermo è di 480x800 pixel, che con i suoi 3.7 pollici sono 250 dpi. Ottima definizione. Il nuovo TouchWiz (solo quello vecchio era una garanzia di qualità) presnta delle funzioni aggiuntive, come i tasti rapidi nella barra delle notifiche, senza però appesantire il sistema. Di base, oltre al Market Android, abbiamo il Samsung Apps, Music Hub, Social Hub, gestore di attività, Polaris Office e un editor fotografico. Il browser non è molto reattivo nello scrolling e nello zoom, perché i suoi punti di forza sono fluidità e velocità di caricamento delle pagine. Il prezzo è un altro punto a favore di questo smartphone Android, solo 299€, sotto la media di tutti i concorrenti di fascia. La batteria garantisce tranquillamente la giornata lavorativa.

Segue una videorecensione:

Thursday, November 24, 2011

Sony Ericsson Xperia Active


Nella confezione è presente: alimentatore, cuffie con adattatori, cavo microUSB, laccio in plastica e custodia da braccio. La prima cosa che salta all’occhio vedendolo è la sporgenza forata. Nulla di preoccupante, è stata pensata per il laccio abbinato, che riempirà completamente lo spazio. Ad alcuni potrebbe non piacere. In mano il dispositivo risulta solido. Per levare la cover, che risulta ben salda, è necessario aprire la porta microUSB e il jack audio. All’interno se ne troverà una ulteriore. Hardware allineato con la concorrenza di fascia media. 320MB la memoria interna, 512MB la RAM e 1GHz di CPU. Fotocamera da 5 megapixel. Lo schermo da 3 pollici rende bene i colori e possiede una risoluzione di 320x480. L’intefaccia predefinita è ben legata allo schermo di dimensioni ridotte, ma nonostante sia diventato fluida pecca ancora in alcune funzioni (si può risolvere con un launcher alternativo). Rispetto a quello che ci si potrebbe aspettare da uno smartphone così compatto, è abbastanza veloce. Inoltre Flash Player è già presente con la sua ultima release. Il prezzo non è dei migliori, infatti viene lanciato a 349€. L’autonomia vi permette di arrivare tranquillamente a fine giornata, con qualche ora di avanzo.

Ecco una videorecensione:

Sunday, November 20, 2011

Eurolega classifica giornata 5

Girone A
P
SquadraPuntiGiocateVintePerse
1Caja Laboral6532
2Cantù6532
3Ülker6532
4Olympiacos4523
5Bilbao Basket4523
6Nancy4523

Girone B
P
SquadraPuntiGiocateVintePerse
1CSKA10550
2Panathinaikos6532
3Unicaja Malaga6532
4Ghp Bamberg4523
5Zalgiris Kaunas2514
6KK Zagreb2514

Girone C
P
SquadraPuntiGiocateVintePerse
1Maccabi Tel Aviv8541
2Real Madrid6532
3Efes Pilsen6532
4Olimpia Milano4523
5Partizan Mobtel4523
6Spirou Basket Charleroi2514

Girone D
P
SquadraPuntiGiocateVintePerse
1FC Barcelona10550
2Montepaschi Siena8541
3Unics Kazan6532
4Galatasaray4523
5Union Olimpija2514
6Prokom Trefl0505

Eurolega giornata 5 Milano

OLIMPIA MILANO 65 - PARTIZAN MOBTEL 69

Questo incontro poteva essere fondamentale per continuare la competizione europea. Dovevano giocare contro avversari fisici e con lo stesso score, 2 vinte e 2 perse.
Milano comincia male regalando troppe palle recuperate agli ospiti ma a metà primo quarto è Nicholas svegliare i suoi con 4 punti di fila che fanno da preludio all'ingresso sul parquet di Danilo Gallinari. La squadra di Jovanovic cerca una minifuga sul +6 (14-8) a due minuti dal termine, poi però subire un parziale di 4-0 firmato Gallo, perfetto dalla lunetta. Hairstone e Bourousis a inizio secondo quarto allungano il parziale a 8 per il 16-14, interrotto dalla tripla di Macvan. Il match continua ad essere equilibrato, Milano migliora a rimbalzo e trova il primo vero break dell'incontro sul finire del primo tempo. Con un parziale di 15-0 si passa dal 19-16 Partizan al 31-19 Milano con un Mancinelli sugli scudi, autore di 7 punti e un grande impatto sul match. Le percentuali al tiro dei bianconeri sono imbarazzanti (33% da due, 1 su 12 da tre, 7 su 30 al tiro) e il 19-5 del secondo quarto permette ai ragazzi di Scariolo di andare al riposo sul +12.
Milano trova il ritmo in attacco e continua ad aumentare il divario portandosi anche sul +18 grazie al solito Mancinelli, ai liberi di Radosevic e ai punti di Nicholas e Bourousis. Dopo 11 triple sbagliate, a metà del terzo quarto, Cakarevic mette fine alla “maledizione”, a cui risponde immediatamente Cook. Mancinelli segna anche da 3 chiudendo di fatto (almeno così sembra), la contesa con il +21. Andjusic (risulterà decisivo con i suoi 8 punti in 12 minuti e mezzo) trova il canestro dalla distanza e per la seconda volta Milano, in questo caso con Gallinari, risponde subito.
L'ultimo parziale comincia sul 56-39 con l'Armani che concede qualcosa permettendo agli avversari di arrivare a -12 con la tripla di Lucic. Kecman poco dopo realizza i liberi che, uniti a quello realizzato da Pekovic, riportano Partizan a -9. A 2'36" dalla fine comincia il dramma. Fallo antisportivo di Gallinari che consente a Pekovic di portare i suoi a -6, Macvan (il migliore dei suoi con 18 punti e 8 rimbalzi) mette la tripla del -3. Milano è in confusione e non segna più, Pekovic sotto canestro contro Rocca realizza il -1 e tocca a Kecman siglare i punti del vantaggio, con un gioco da tre punti portando il Partizan sopra di due. Nel finale Cook penetra, scivola e Law si procura i liberi per il +4 serbo. Hairstone (12 punti e 4 rimbalzi) accorcia (65-67) ma lo scatenato Kecman (11 punti e 4 rimbalzi) chiude definitivamente i conti dalla linea della carità. Finisce in maniera quasi irreale, 65-69 a favore dei ragazzi di Jovanovic.


Altri risultati. Gironi:
  1. Ülker 85 - 83 Cantù
    Olympiacos 91 - 78 Nancy
    Caja Laboral 84 - 89 Bilbao Basket
  2. CSKA 77 - 66 Unicaja Malaga
    KK Zagreb 80 - 78 Zalgiris Kaunas
    Ghp Bamberg 79 - 76 Panathinaikos
  3. Maccabi Tel Aviv 69 - 59 Spirou Basket Charleroi
    Real Madrid 104 - 84 Efes Pilsen
    Olimpia Milano 65 - 69 Partizan Mobtel
  4. Unics Kazan 81 - 51 Union Olimpija
    Galatasaray 66 - 70 FC Barcelona
    Montepaschi Siena 84 - 73 Prokom Trefl

Eurolega giornata 5 Cantù

ULKER 85 - CANTU’ 83
Marconato, Cantù

Un finale da ulro, pazzesco, che concede un importantissimo successo al Fenerbahce e spezza il sogno di Cantù di centrare il primo successo esterno in Europa. La Bennet cede all’overtime di Istanbul e fallisce la possibilità di cementare il primato del gruppo A.
La squadra di Andrea Trinchieri esce comunque a testa altissima dalla trasferta turca vista anche l’incredibile rimonta nel finale che porta a un insperato pareggio proprio per prolungare la partita. Un trionfo se si pensa anche allo svantaggio anche di nove punti accumulato nell’ultimo quarto. L’Ulker colpisce a ripetizione con Onan in formato star. Mazzarino suona la carica e trascina ai suoi ad un overtime dove però lampeggia la spia della riserva. Cantù, infatti, non riesce a rispondere al gioco brillante degli avversari, trascinata dalle giocate di Sefolosha e Savas, e fatica terribilmente ad arrivare a canestro su azione. Un peccato che costa caro alla formazione di Trinchieri che nel finale prova l’ultima sterzata con il miracolo di Basile da metà campo, ma viene punita ancora dalla lunetta. Finisce così, vince l’Ulker 85-83.

Altri risultati. Gironi:
  1. Ülker 85 - 83 Cantù
    Olympiacos 91 - 78 Nancy
    Caja Laboral 84 - 89 Bilbao Basket
  2. CSKA 77 - 66 Unicaja Malaga
    KK Zagreb 80 - 78 Zalgiris Kaunas
    Ghp Bamberg 79 - 76 Panathinaikos
  3. Maccabi Tel Aviv 69 - 59 Spirou Basket Charleroi
    Real Madrid 104 - 84 Efes Pilsen
    Olimpia Milano 65 - 69 Partizan Mobtel
  4. Unics Kazan 81 - 51 Union Olimpija
    Galatasaray 66 - 70 FC Barcelona
    Montepaschi Siena 84 - 73 Prokom Trefl