Sunday, October 30, 2011

Samsung Galaxy Nexus


In Italia arriverà a metà noembre, a 599 € nell'unica versione da 16 GB (senza slot per l'aumento dello spazio). Con il Galaxy Nexus, Google introduce Android 4,0 Ice Cream Sandwich. Con l'istant upload foto e video vengono archiviare nel cloud di Google, che presto dovrebbe espandersi con il nuovo Google Drive (estensione per i documenti) e attendendo Google Music.
Dotato di schermo HD 1280x720 da 5,65 pollici (leggermente ricurvo), è uno il migliore per brillantezza e definizione delle immagini. Un grande passo in avanti rispetto al Galaxy S II (con solo 5 megapixel invece di 8). Se si paragonano i due schermi si potrebbe pensare che il Nexus sia molto più grande, avendo 5,65 contro i 4,3 pollici del Galaxy S. È solo l'apparenza dei numeri, infatti nel Nexus sono stati ridotti al minimo il bordo, meno di mezzo centimetro per parte, permettendo così allo schermo di ingrandirsi, senza però ingrandire lo smartphone. In lunghezza invece si ha quasi un centimetro, pensato per avere un formato 16:9 che consente una riproduzioni su televisori senza conversione. Comoda la zigrinatura in plastica posteriore che permette una presa più sicura. La risposta di 0,01 secondi, il processore dual core da 1,2 Ghz e il nuovo sistema operativo garantiscono una notevole fluidità. Inoltre c'è da dire che questo nuovo modello presenta solo due bottoni fisici, quello di accensione e quello del volume. Anche i pulsanti back, home e app recenti sono stati resi touch. Risulta anche utile il led delle notifiche che si accende nella parte bassa del telefono.

Google e la ricerca sicura


Se sei in possesso di un account Google allora ci sono buone notizie: termini e risultati delle ricerche saranno nascosti dal protocollo Ssl. Se invece non hai un account di BigG allora... ahia.
Google ha dato la notizia di rendere di default l'implementazione del protocollo Ssl per le ricerche dei soli utenti registrati. Significa che se hai un account e sei loggato, quando andrai sulla pagina http:\\www.google.com verrai automaticamente reindirizzato alla pagina https:\\www.google.com. La “s” sta per secure che garantisce maggiore protezione per le tue ricerche. Le keyword non potranno essere rintracciate dagli amministratori dei siti cui Google ti ha traghettato. Nel caso particolare che ti sia collegato con un hot-spot WiFi pubblico i tuoi risultati di ricerca non saranno intercettati da terzi. Dopo lo slogan “don't be evil” (The Filter Bubble) e la tendenza a concentrare le energie per irrobustire i settori pilastro della società ha deciso di giocare d'anticipo e diffondere globalmente il protocollo Ssl.
Ssl (Secure Sockets Layer) è un protocollo di crittografia che protegge le informazioni condivise nei servizi. Questo protocollo cripta i risultati delle ricerche per impedire eventuali registrazioni di queste informazioni. Con la scelta di offrire questo servizio solo ai possessori di un account è un ulteriore indice della strada intrapresa da BigG. Il lancio di “Io sul Web”, che aveva dato la possibilità agli utenti iscritti di ricevere notifiche ogni volta che il loro nome compariva in Rete e all'occorrenza chiedere l'eliminazione delle informazioni scomode, e l'introduzione del pulsante “+1” spingendo in questo senso a far integrare quel pulsante in tutti i contenuti che vogliono comparire tra i risultati delle ricerche. L'obbiettivo è quello di portare sempre più utenti dalla propria parte e di fidelizzare quelli che ci sono già. Un'altra mossa che non poteva non sollevare critiche. Il grosso delle proteste non arriva dagli utenti comuni (che vedono questa introduzione come discriminatoria per chi non possiede un account) ma dai Web marketer che non potranno più risalire ai termini di ricerca che raggiungono i loro siti e prodotti. La risposta è stata: Quando fai una ricerca su https://www.google.com, i siti che visiti continueranno a sapere che arrivi da Google, ma non riceveranno informazioni su ogni query individuale. Ogni mese, inoltre, possono ricevere una lista delle 1.000 ricerche web che hanno convogliato più traffico sul loro sito, utilizzando i Google Webmaster Tools”.
C'è chi mette nel mirino il protocollo Ssl a causa delle crepe che ha mostrato negli ultimi mesi. Sempre più spesso vengono rilasciati certificati Ssl fasulli che aggirano le protezioni. Per questo, mentre Google estenderà il sistema Ssl a tutti i suoi servizi (compreso Maps, attualmente privo), altri studiano soluzioni alternative per fare a meno dei certificati Ssl.

Emoticon


Viene usato per sorridere, come dimostrazione d'affetto, per mandare un messaggio d'aiuto, e in molti altri modi. L'emoticon è il bodylanguage del nuovo millennio, conosciuto in tutto il mondo. Il loro utilizzo è talmente diffuso, come l'SMS, che viene dato per scontato. Eppure è chiaro che non è sempre esistito questo modo di comunicare. L'emoticon che conosciamo noi nasce solo negli anni '80. Il World Wide Web avrebbe aspettato ancora dieci anni prima di nascere, ma esistevano comunque reti telematiche che collegavani gli istituti accademici negli USA. In modo analogo ai giorni nostri, fraintendimenti erano all'ordine del giorno nelle comunicazioni in remoto. Flame war, fanboy e troll sono ormai termini conosciuti, ma descrivono bene la situazione d'allora, quando il caos era inevitabile. Il motivo è semplice: si comunicava solo dietro ad uno schermo, senza l'ausilio di dati multimediali (immagini, audio e video). Nel 1982 Scott Fahlman cercò di trovare il modo di arginare questo caos. Era necessario comunicare l'intento scherzoso delle battute dei messaggi, che spesso venivano fraintesi e generavano discussioni senza senso. Per l'impossibilità di integrare le trasmissioni con supporti multimediali, la soluzione doveva essere testuale. Così, durante una discussione, Fahlman mostrò una soluzione elegante (e compatibile con i caratteri ASCII). Propose di utilizzare la sequenza “:-)” per indicare una affermazione scherzosa e “:-(“ per quelle serie. L'usanza prese rapidamente piede. Poi altrove vennero create altri tipi di faccine, dall'occhiolino alla sopresa. Oggi l'emoticon è a colori, balla, sbadiglia, insulta, lampeggia e prende pure la parola.

Facebook e lo spam


Gli ultimi dati che sono stati svelati da Facebook sono che il 99% degli utenti sarebbe protetto giorno e notte dallo spam. Questo è stato raccontato dagli ingegneri di Palo Alto parlando delle performance del network di difesa Facebook Immune System (Fis). Per metterlo in piedi ci sono voluti 3 anni. Il nucleo è costituito da algoritmi di ricerca che scandagliano ogni angolo di Facebook. I numeri sono da capogiro. Ogni giorno il sistema controlla ognuna delle 25 miliardi di azioni compiute dagli 800 milioni di iscritti. Nei picchi di attività, gli algoritmi analizzano 650 mila contenuti al secondo. Il metodo è quello di cercare insiemi di parole chiave che affollano i messaggi spam e di bloccare le attività sospette. Il sistema è controllato da circa 30 persone, ma vista la necessità di intervenire 24 ore al giorno, il sistema funziona in modo autonomo. Anche se il Fis stimano che le vittime sono solo dell'1% non significa che il social network sia inespugnabile. Spesso, infatti, gli utenti si fidano istintivamente di messaggi spediti da conoscenti a familiari. Questa fiducia è un'opportunità d'oro per lo spam. La barriera di algoritmi potrebbe essere inefficace di fronte a strategie simili al phishing. Ci sono stati studi a riguardo ai social bot. Si tratta di programmi automatici che gestiscono falsi account Facebook che esplorano il social network per stringere amicizia con utenti casuali. Quello che è incredibile è che una persona su cinque accetta queste richieste. Una volta fatto questo primo passo, gli account fasulli selezionano tutti gli amici degli amici, i quali accettano addirittura ad una percentuale del 60%. Conti alla mano, in sette settimane 102 bot hanno stretto amicizia con 3000 persone, avendo accesso a 46 mila indirizzi email e 14 mila indirizzi di casa. Morale: mai fidarsi degli amici degli amici.

DARPA: programma Phoenix

L'agenzia militare statunitense ha un nuovo, ambizioso, programma. Chiamato Phoenix, prevede il riciclo dei satelliti abbandonati nello spazio e riutilizzo come paraboliche polivalenti. Ciò comporterebbe la trasformazione del grave problema dei satelliti-rottame in una opportunità senza precedenti. Il numero di satelliti, ancora in orbita e non funzionanti, da riconvertire è di 300 miliardi. Questo progetto però necessita di tecnologie ancora da inventare. Tra di esse sono presenti la manipolazione, lo smontaggio e la riconversione di oggetti, tutto direttamente nello spazio. L'obbiettivo centrale di DARPA è quello di sviluppare un sistema Tender (sonda robotica e automatizzata che smonta le antenne) spaziale, che preveda al massimo del controllo remoto da stazioni a terra. Questo sistema avrebbe la funzione di disassemblare le antenne per poi installarvi dei Satlet, nuovi apparati per il controllo necessari per trasformare il network di antenne riciclare in reti di comunicazione utilizzabili da DARPA, ma non solo. L'idea è così ambiziosa che perfino i suoi stessi vertici mettono in conto la possibilità di fallire. Se però il programma riuscisse i detriti spaziali diventerebbero risorse.

Tuesday, October 18, 2011

Carbyn

Carbyn, per chi non lo avesse mai sentito nominare è un nuovo sistema operativo, basato sul nuovo standard di HTML (HTML 5) e sul cloud. Ciò significa che tutto è incentrato su applicazioni e che tutti i dati saranno contenuti fisicamente altrove, senza avere un disco rigido di dimensioni esagerate.
Questo OS è ancora in versione beta, di prova, a inviti. Significa che può essere ancora instabile, anche se commenti trovati dicono che è pressoché completo. Ci sono le app per poter effettuare le operazioni di base, ed eventualmente un app store da cui scaricare le app desiderate. Ciò che permette di fare il cloud è che nessuna app è installata fisicamente sul nostro computer, ma si trova altrove. Si potrebbe pensare che per poterla utilizzare sia necessaria una connessione ad internet permanente. Invece l’OS è pensato anche per lavorare offline, con tutto il sistema cachato nel disco fisso al boot (quindi occupando molto meno spazio).
Questo OS è molto simile ad un sistema mobile. Gli sviluppatori azzardano: “È simile a iOS, ma sta in un browser”. Le applicazioni vengono lanciate in full screen, poi possono essere minimizzate (in tal caso le apps di musica e video continuano a riprodurre suoni in background). Un’app realizzata per lo standard HTML 5 permette di girare indipendentemente dal sistema operativo e direttamente nel web. Questa strada era già stata intrapresa da Google con il tanto criticato Chrome OS. La differenza sta che nel browser di Google si apre in una nuova scheda, quindi slegata dal contesto delle altre.

Sunday, October 16, 2011

Social media revolution

 Tutto comincia con l'avvio del progetto da parte dell'agenzia governativa statunitense DARPA nel 1958 (in risposta al lancio del satellite Sputnik sovietico). Nata per scopi militari, è proprio da qua che deriva l'idea di rete e il conseguente web. Siamo in piena guerra fredda, che è stata combattuta su piani alternativi a quelli canonici militari, quali lo sviluppo scientifico e lo sport. Per essere sempre pronti ad eventuali attacchi sovietici, gli USA instaurarono questa agenzia governativa con il compito di sviluppare tecnologie difensive efficaci. Una delle prime idee fu quella di realizzare una rete per le comunicazioni militari che non si danneggiasse e resistesse ad eventuali attacchi, anche nucleari, sovietici. Da qua partono gli studi che in seguito realizzeranno ARPANET, la prima rete, per scopi militari, al mondo, che collegava 23 computer tra loro. In seguito anche alla fine delle guerra fredda con il crollo del muro di Berlino, questa rete verrà poi resa globale e utilizzata per ricerche e per la nascita di Internet. Nel 1990 ARPANET viene definitivamente chiusa, sostituita da Internet e le sue pagine HTML (linguaggio per l'implementazione delle pagine stesse). Il world wide web si sviluppa proprio con l'apparizione di Internet. L'idea del CERN era quella di poter collegare tramite link pagine diverse, per permettere una navigazione grafica del contenuto delle pagine presenti in rete. Se inizialmente il web era solo statico, privo di cambiamenti e contenente solo informazioni, senza l'opportunità reale di creare pagine o siti web da parte di tutti, ora invece con l'avvento del web 2.0 è tutta un'altra storia. La chiave di lettura di questa evoluzione è l'interazione dell'utente con il web. In conseguenza a questo sono nati i social media. Che siano utilizzati per il social networking, reference, personal music, condivisione di foto e video, realtà virtuale, bloging e microbloging, non è importante al livello dell'impatto che hanno avuto tutte queste sfumature del concetto di interazione e collegamento tra utenti e gruppi di utenti. È stato radicalmente rivisto il modo in cui le persone apprendono, leggono e condividono le informazioni e i contenuti. Per questo la considero una rivoluzione. Perché sconvolge l'approccio delle persone all'informazione e alla comunicazione. Internet, il web 2.0 e i social media cambiano alla radice la società, il modo di vivere, di fare azioni quotidiane. Per questo sono convinto che chiamarla rivoluzione, seppur in atto, sia corretto.


Monday, October 10, 2011

A short story about Web

Il Web, abbreviativo di World Wide Web, è la grande rete mondiale che offre un servizio di accesso ad Internet, permettendo l'utilizzo di contenuti multimediali di vastissimo tipo. Ciò che rende unica questa rete è la presenza dei collegamenti (link) che consente il reindirizzo alla nuova pagina. Il Web offre a chiunque la possibilità di diventare creatore di contenuto che potrà essere condiviso con tutti gli altri utenti. Anche il web si è evoluto, ed ha una propria organizzazione, che nessun uomo può modificare conoscendo le conseguenze. È quasi come una creatura autonoma. Se inizialmente il web era utilizzato in maniera statica e solo per fornire informazioni, quindi senza interazione dell'utente, ora con l'avvento del web 2.0 tutto questo è stato radicalmente cambiato. Tutti quei servizi sociali, permettono agli utenti di interagire in più modi con altri utenti o con un sito web. Per questo mi piace definirla anche una rivoluzione, perché c'è stato un cambiamento radicale del modo in cui gli utenti e le persone ottengono le informazioni. Si inizia già a parlare di web 3.0, cui caratteristica fondamentale è il web semantico, risultato di una intelligenza artificiale di un certo livello. I presupposti e le basi sembrano esserci, tuttavia il lavoro da svolgere è ancora molto.

Ovviamente come si può parlare del web e non di informatica? Non si può. Dopo aver accennato da dove deriva la nascita dell'idea di rete (ARPANET) all'arrivo di Internet e del World Wide Web, è bene soffermarci sugli aspetti tecnici di quest'area. Non è ancora stato detto in che modo le informazioni e i dati venissero inviati e ricevuti nella primissima rete. Veniva utilizzato un metodo di commutazione a pacchetto (packet switching). Il metodo consiste nel suddividere i dati da trasmettere in pacchetti, opportunamente targati, più facili e piccoli da inviare. È su questo aspetto che si basava ARPANET per il trasferimento dei dati. Con questa rete si cercò di non avere un'unica autorità centrale, ma permettere ad ogni stazione di essere indipendente e di poter inviare / ricevere dati. I pacchetti potevano percorrere strade diverse, a seconda di dove venissero indirizzati da computer specializzati nell'analisi del percorso di instradamento. Una volta che raggiungevano la destinazione venivano ricomposti in moduli e il dato era completo. Per realizzare fisicamente tutti questi processi furono necessari anni di lavoro. A questo punto venne a galla il problema della gestione dei pacchetti. Potevano essere gestiti in vari modi. Per questo in seguito verranno inventati modelli e protocolli di rete, che si differenziano tra loro per modalità e mezzi di trasmissione. Il primo, e più conosciuto, protocollo è quello TCP/IP. Esso permette ai computer di comunicare anche se le reti utilizzate hanno caratteristiche differenti. Ha la funzione di linguaggio universale. Deriva dallo standard ISO/OSI, che definisce 7 livelli di rete, i quali hanno dei compiti differenti l'uno dall'altro. Questo standard però è solo la base teorica su cui si baseranno i successivi protocolli. Il TCP / IP è uno di essi, l'unione di quello TCP (Transmission Control Protocol) e quello IP (Internet Protocol). Il TCP gestisce l'organizzazione dei dati, la loro frammentazione in pacchetti adeguati, mentre l'IP gestisce la trasmissione vera e propria con la rete. Deve perciò scegliere la strada migliore, tramite le tecniche di instradamento che basano la loro ricerca sugli indirizzi numerici composti da 4 valori compresi tra 0 e 255 (8 bit) separati da un punto. Nonostante sia molto efficiente ed efficacie questo metodo risulta essere difficile da memorizzare, perciò verrà introdotto il sistema di sostituzione dell'indirizzo IP con nomi simbolici. Dalla divisione della rete ARPANET in MILNET e NSFnet alla creazione delle prime Newsgroup, centri di discussione, il passo è breve. Negli anni '90 si ha il vero e proprio scoppio dell'utilizzo e dello sviluppo di Internet. In questo decennio nascono programmi e fondazioni che garantiscono sicurezza nei dati trasmessi, tutela verso i naviganti. Non da meno è l'inizio della pirateria informatica, sia di programmi, sia di sottrazioni di informazioni importanti. Al posto delle newsgroup si inizierà ad utilizzare la posta elettronica. Nel 1991 nasce la struttura di Internet: il World Wide Web. È stata fondata per motivi legati alla volontà di superare le barriere geografiche che impediscono la collaborazione tra gruppi scientifici. Questa architettura è di tipo client-server. Con l'esponenziale crescita di pagine pubblicate sul web, il linguaggio HTML (HyperText Markup Language) viene definito standard per la compilazione su Internet e per la lettura da parte dei browser. Oramai è impossibile realizzare una pagina adeguata al livello delle altre pubblicate, senza altri linguaggi di supporto, quali PHP per la memorizzazione di dati, CSS, Javascript e / o Flash per animazioni o integrazioni speciali. Questi ormai sono le conoscenze, a livello di linguaggi, minime per poter realizzare con successo una pagina web.

Sunday, October 9, 2011

Steve Jobs

Chiunque non sia rimasto fuori dall’avanzamento tecnologico, trainato da quella scienza informatica che ha rivoluzionato la vita delle persone, ha sentito il suo nome. Qualcuno si è limitato a sentirlo, qualcuno ha cercato notizie al suo riguardo, qualcuno ha seguito il suo cammino, qualcuno lo stima, qualcuno lo disprezza, qualcuno lo ama, c’è persino chi ne fa il suo idolo. A chi piace l’informatica e la tecnologia non può negare che il signor Jobs abbia contribuito tanto da continuare a rinnovarne l’immagine. Solitamente la parola informatica viene associata ai computer, quindi alla Microsoft (Windows) e a Bill Gates. L’informatica non è solo questo, è molto di più. Inoltre c’è da chiarire che il primo PC (Personal Computer) è stato l’Apple II, introdotto da Jobs, il mouse e l’interfaccia ad icone (quella che tutti associano a Windows, che comunque ne sfrutta l’idea) sono state usate per prime da Jobs, non da Gates o dalla Microsoft. Il merito di Bill e della Microsoft è stato quello di essersi focalizzati meglio nell’ambito commerciale, mentre la Apple ha preferito sviluppare macchine sempre con un user-friendly che Microsoft può dire solo di vedere. Chi non conosce la Disney? O il suo reparto per l’animazione, la Pixar? Bene, Jobs è stato un uomo chiave in entrambe le società. Chi non ha mai pronunciato la frase: “Mi fai vedere l’iPod?” quando in realtà quello che si voleva vedere non era l’Apple iPod ma un banalissimo lettore di file mp3. Anche solo nel mondo dei lettori di musica portatile la Apple, grazie a Jobs, ha portato innovazione. L’iPod, fin dai primi modelli, e acora oggi, è il miglior strumento di riproduzione musicale, per la sua particolare fluidità di sistema, le sue mille possibilità (ora il touchscreen, il wi-fi, e molto altro) e la sua qualità d’audio che nessun’altro lettore riesce a pareggiare. Gli smartphone sono apparecchi palmari che permettono di installare software, il che richiede una certa potenza e un adeguato sistema operativo. Sono nati da molto, ma la svolta è arrivata con l’iOS dell’iPhone. Touch molto accurato, molto intuitivo nel suo uso, paragonandolo ai modelli di quell’epoca. Prima che arrivasse un vero e proprio avversario sono passati alcuni mesi. Stesso discorso vale per i tablet. Il primo vero modello commercializzato è stato l’iPad, a cui sono seguiti tutti gli altri. La Apple, che deve quasi tutto a Steve Jobs, sembra essere sempre un passo avanti. “Grazie” all’arrivo massiccio degli smartphone e dei tablet, quindi di dispositivi portatili che sostituiscono ormai i netbook, la vecchia guerra che era stata fatta per il predominio dei sistemi operativi dei computer (quando erano appena nati, tanti anni fa..), ora ha un nuovo fronte, quello del mobile. iOS, Android, ChromeOS sono quelli che al momento promettono meglio. Windows 8 è stato pensato per i tablet ed ibridi. il ChromeOS e Android della Google hanno due obiettivi leggermente differenti. Il primo vuole permettere agli utenti un’esperienza basata sul web. Il secondo pensato per il mobile, come open source (con il codice sorgente pubblico, anche se con Honeycomb si è tornati indietro). iOS sfrutta il miglior pregio di tutti i computer della mela, l’user-friendly (la facilità con cui un utente medio riesce a sfruttare la macchina) per trasferirlo su dispositivi mobile, che possano sostituire completamente i notebook e netbook.
Steve Jobs ha vissuto, ma soprattutto ha partecipato in prima persona allo sviluppo dell’informatica, del web, dei social media, degli OS, anche all’innovazione del design, sia web che dell’hardware degli apparecchi.
Per questo da appassionato, lo ringrazio per tutto quello che ha fatto, e che farà (sembra che abbia lasciato dei progetti sperimentali alla Apple come “tesoretto” per i prossimi 4 o 5 anni).