Viene usato per sorridere, come dimostrazione
d'affetto, per mandare un messaggio d'aiuto, e in molti altri modi.
L'emoticon è il bodylanguage del nuovo millennio, conosciuto in
tutto il mondo. Il loro utilizzo è talmente diffuso, come l'SMS, che
viene dato per scontato. Eppure è chiaro che non è sempre esistito
questo modo di comunicare. L'emoticon che conosciamo noi nasce solo
negli anni '80. Il World Wide Web avrebbe aspettato ancora dieci anni
prima di nascere, ma esistevano comunque reti telematiche che
collegavani gli istituti accademici negli USA. In modo analogo ai
giorni nostri, fraintendimenti erano all'ordine del giorno nelle
comunicazioni in remoto. Flame war, fanboy e troll sono ormai termini
conosciuti, ma descrivono bene la situazione d'allora, quando il caos
era inevitabile. Il motivo è semplice: si comunicava solo dietro ad
uno schermo, senza l'ausilio di dati multimediali (immagini, audio e
video). Nel 1982 Scott Fahlman cercò di trovare il modo di arginare
questo caos. Era necessario comunicare l'intento scherzoso delle
battute dei messaggi, che spesso venivano fraintesi e generavano
discussioni senza senso. Per l'impossibilità di integrare le
trasmissioni con supporti multimediali, la soluzione doveva essere
testuale. Così, durante una discussione, Fahlman mostrò una
soluzione elegante (e compatibile con i caratteri ASCII). Propose di
utilizzare la sequenza “:-)” per indicare una affermazione
scherzosa e “:-(“ per quelle serie. L'usanza prese rapidamente
piede. Poi altrove vennero create altri tipi di faccine,
dall'occhiolino alla sopresa. Oggi l'emoticon è a colori, balla,
sbadiglia, insulta, lampeggia e prende pure la parola.